L’abate Calindri, parlando di Savigno, racconta quanto segue:
“Noi ci siamo volentieri perduti a lungo a ricercare, benché indarno, il sito chiamato nel 1378 Fungaria nella lusinga di ivi ritrovare la nota pietra fungaria che è cosi nota nel Regno di Napoli per la vegetazione dei funghi, e ciò altresì facemmo, perché da un reverendo ci fu assicurato aver veduto vegetare belli funghi e l’un l’altro succedersi al di sopra di una certa sorta di sasso nel monte di Savigno; potrà perciò qualche curioso dei fenomeni della natura, che abbia più tempo di noi, cercare di fare questa scoperta e di manifestarne con una sensata dissertazione o memoria, il preciso luogo ove si possa rinvenire una tal pietra se pur sussiste che in questo territorio si trovi”.
Leggenda o verità, di certo esiste una casa che si chiama Funghera ma nessuno sa quale sia il monte di Savigno, ne è a conoscenza della pietra fungaria; molti invece sanno che in certe località con un’ottima esposizione e con un sottobosco antico e ben tenuto crescono funghi e tartufi con una frequenza che difficilmente si riscontra altrove.
(fonte: “Le valli del Samoggia e del Lavino nella Storia. Itinerari luoghi personaggi” Edito dalla Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia 2007)