I calanchi sono tipiche morfologie, presenti in collina, causate dall’erosione delle acque di dilavamento in terreni argillosi. In caso di pioggia l’acqua non penetra negli strati inferiori dell’argilla, essendo poco resistente all’erosione e molto impermeabile, e scorre superficialmente trascinando e asportando materiale incidendone i versanti.
Il paesaggio dei calanchi appare particolarmente aspro anche a causa della scarsa copertura vegetale, provocata dalla forte riduzione del suolo utile, la scarsità d’acqua e la maggiore concentrazione di sali nel terreno. Tra le specie di flora che tollerano questo tipo di aridità e basicità figurano l’astro spillo d’oro, la gramigna selvatica, la ginestra e la sulla, dalle vistose macchie di fiori rosso violacei. Dove l’acqua ristagna si possono incontrare macchie di farfaro e erba ceppitoni, entrambe composite a fiori gialli, e in estate le fioriture di centauro giallo, una genzianacea tipica dei terreni aridi. Le macchie e le fasce boscate su questo tipo di territorio non sono molto estese. In prevalenza si tratta di boschi modellati dagli interventi dell’uomo che, nei secoli, ha destinato i terreni più produttivi all’agricoltura, mantenendo lembi boscati come riserve di legname per il riscaldamento o per usi agricoli ed artiginali. I boschi si trovano in prevalenza sui versanti ripidi e si interrompono in maniera anche repentina, dove le argille non consentono la crescita di un bosco stabile.
Nella stagione estiva questi suoli argillosi sono interessati da un forte disseccamento, con crepe più o meno profonde, che possono generare fenomeni franosi. Per questi motivi il profilo dei calanchi è in continuo mutamento. I pendii soleggiati ospitano boschi soggetti a periodi di aridità soprattutto nei mesi estivi, dominati dalla roverella, frassino minore e arbusti di diverse specie. Sui versanti ombrosi crescono boschi caratterizzati da una maggiore umidità perenne, dove alla roverella si uniscono carpino nero, orniello, acero opalo, nocciolo, sanguinello, fusaggine, corniolo e varie lianose.
I calanchi in Valsamoggia si trovano:
- Nel bacino di Calanchi compreso tra Castelletto, Tiola e Maiola si può godere di una eccezionale vista panoramica e spaziare con lo sguardo fino alla pianura e, nelle giornate limpide, fino all’arco alpino. La zona è di origine pliocenica (quando l’area padana era occupata da un profondo golfo marino che lambiva i rilievi collinari in parte emersi) ed è una delle aree calanchiche più vaste dell’Emilia Romagna. Quando l’attuale posizione dei calanchi corrispondeva all’antica linea di spiaggia, nelle acque antistanti avvenne la deposizione di sedimenti costituiti da argille azzurre e sabbie. Questi sedimenti hanno inglobato una grandissima quantità di invertebrati marini, gli stessi che ancora oggi popolano il Mare Adriatico.
- Altri meravigliosi calanchi si possono ammirare all’interno del Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, area protetta dove è possibile passeggiare lungo antichi tracciati e vie di pellegrinaggio come la Piccola Cassia, e a Montemaggiore, raggiungibile da Oliveto (Via Ca’ Foscolo alta) o Stiore (Strada provinciale). Quest’ultimo, luogo in cui nel 1861 Giovanni Capellini, studioso e co-fondatore della Società Geologica Italiana, vi rinvenne resti di uno scheletro quasi completo di balena.
- Nella zona di Savigno, invece, i calanchi si trovano in località Dogana, da cui si può ammirare un fantastico panorama dell’area circostante.