La chiesa di Sant’Apollinare di Serravalle sorge a Castelletto, su un vasto terrazzo fluviale.
Il luogo era anticamente denominato Stagnano e la chiesa si trova indicata nei documenti come Sant’Apollinare di Stagnano od anche “di Vallata”, per distinguerla da altre chiese omonime ubicate in pianura o montagna (San Giovanni in Persiceto, Coscogno).
La sua origine bizantina appare fuori di ogni dubbio e ci riporta ai secoli VI-VIII, quando in queste terre stazionavano le milizie romane dell’Esarcato, lungo il confine con i possedimenti dei Longobardi. Nell’822 l’oratorio di Sant’Apollinare di Stagnano, posto nella iudicaria di Monteveglio, è citato come appartenente alla Chiesa di Modena; ed altre citazioni si rinvengono fra il 996 ed il 1187, sempre riferite all’ambito modenese. Nel secolo IV la parrocchia, alle dipendenze della pieve di Monteveglio, si trasformò in priorato e fu contesa tra le circoscrizioni ecclesiastiche di Modena e di Bologna.

Vi risultavano presenti, e vi resteranno fino al Quattrocento, canonici regolari. Nel 1366 Sant’Apollinare passò definitivamente alla diocesi bolognese e venne eretta infine a priorato indipendente dalla Pieve di Monteveglio. Fino agli inizi del Settecento le strutture avevano forme romaniche, orientate liturgicamente; alcuni muri furono utilizzati per la successiva fabbrica.
Su una fiancata dell’odierna chiesa, non visibili dall’esterno, esistono ancora le arcatelle romaniche che coronavano le muraglie. L’antico tempio aveva un portico davanti alla facciata ed una torre campanaria addossata alla navata. Il complesso monastico disponeva inoltre di una torricella e di due chiostri, chiamati rispettivamente il Chiostro Grande e il Chiostrino.

Alla fine del Cinquecento e ancor più nel Seicento, il sacro edificio era in cattive condizioni e si decise di rifare tutto, chiesa e canonica. Sorse così nel 1744 l’attuale tempio, realizzato dal priore Filippo Melloni; una delle più notevoli emergenze religiose della valle del Samoggia, sia per i pregi architettonici che per la ricchezza dei dettagli ornamentali.
Il soffitto della navata è a volte, la cupola e il catino dell’abside furono dipinti nel 1857, i fregi da Luigi Samoggia, le figure da Alessandro Guardassoni. Tra le cappellette che si aprono sulle fiancate vanno segnalate quelle di Santa Lucia e del Battistero. Possiede inoltre numerose opere d’arte, tra cui dipinti di Bartolomeo Passarotti, Giuseppe Marchesi detto “il Sansone” e Giuseppe Varotti. In anni recenti si è proceduto ad un accurato restauro sia della chiesa che dell’adiacente vasta canonica.
