Un tempo situato all’interno del Castello di Crespellano, il complesso è composto dalla chiesa e dall’attiguo oratorio, entrambi dedicati a San Rocco. La sua origine risale al 1468, come da rogito di Pietro Bottoni Notaio Arcivescovile del 25 gennaio 1468, e allo stesso anno risale anche l’istituzione della Compagnia di San Rocco.
In un documento conservato presso l’Archivio Parrocchiale di Crespellano si legge: “Per l’Imposizione di Monsignor Alesando de Longari Vicario Generale del Vescovo di Bologna fatta il dì 25 Gennaro anno 1468 nel concedere licenza agli Uomini di Crespellano di edificare la Chiesa di San Rocco si fanno celebrare due messe il mese, una in giorno di domenica e l’altra in giorno feriato. Rogito del Sig. Pietro Bottoni Notaio Arcivescovile”.
A queste date nel Castello si trovava anche la chiesa destinata a diventare la nuova parrocchiale, ma il trasferimento della sede dalla collina a dentro il Castello non si era ancora verificato se l’anonimo autore più volte citato scrive che il motivo principale per cui i Crespellanesi costruirono questa chiesa, oltre a quello di “istituire fra loro una santa unione o Compagnia spirituale” fu di “aver luogo ove nei giorni festivi raunarsi a far opere di Religione, chè la parrocchia era ancora discosta.”
La chiesa fu in origine la sede della Compagnia di San Rocco e di San Sebastiano, compagnia spirituale avente fini assistenziali e ospedalieri, che ottenne la propria regola nel 1500.
Le attività della Compagnia si svolgevano negli spazi della chiesa, aperta al culto pubblico, dell’oratorio, originariamente posto sopra alla chiesa e riservato alle riunioni dei membri della Compagnia, e nello “spitale” o “Hospitale dei pellegrini”, situato a fianco del complesso e presente ancora e per tutto il XVIII secolo.
La Compagnia di San Rocco ebbe illustri protettori: dapprima la famiglia degli Aldrovandi, “che in Crespellano assai tempo all’anno dimorava”, poi i Grassi. Grazie a questi ultimi, nel 1670, la Compagnia Crespellanese venne associata a quella di Roma, della quale prese il regolamento.
La chiesa e l’oratorio furono la sede della Compagnia di San Rocco fino alla soppressione napoleonica, poi del Santissimo fino agli anni anteriori all’ultima guerra.
Nell’anno 1790, a causa delle precarie condizioni di stabilità della struttura, si deliberò di portare l’oratorio a fianco della chiesa, a piano terra. A questo periodo risale anche la ristrutturazione della chiesa stessa.
A seguito della spoliazione napoleonica, il 14 maggio 1799 il complesso, con annesso orticello, fu acquistato da Giuseppe e Francesco Garagnani di Crespellano, che ne conservarono la destinazione religiosa e destinarono l’oratorio a primitiva cappella mortuaria della famiglia. A seguito delle mutate disposizioni legislative, nel 1909 fu eretta un’ulteriore cappella mortuaria ad Ovest dell’oratorio, che ha accolto le salme della famiglia Garagnani fino al 1992.
La chiesa presenta un interno armonioso, a navata unica, coperta da una volta impostata su pilastri decorati da capitelli di ordine composito. Sull’altare maggiore un’ Immacolata Concezione con intorno i Santi cosiddetti della peste: San Rocco, San Carlo Borromeo e San Sebastiano. Ai lati dell’altare, entro nicchie, sono le reliquie di 118 Santi.
Sul lato sinistro per chi entra, si trova un altare decorato da due tele: quella in alto rappresenta i Santi Lucia, Giuseppe, Antonio Abate e Vincenzo Ferrer; in basso, una Madonna col Bambino esposta in modo da ricordare la Madonna di San Luca. Venerata in modo particolare dai Crespellanesi, reca sul retro iscrizioni che ricordano quando fu esposta nella chiesa parrocchiale all’epoca del terremoto del 1929 e vi rimase fino al 1934; nel 1943, vi fu esposta per i soldati in guerra dal 30 aprile fino al 6 giugno.
Nel mese di maggio la stessa Madonna veniva esposta in San Savino, oppure lasciata in San Rocco: in questo caso lo stesso oratorio accoglieva la recita del Rosario.
Nell’oratorio si trovano una tela raffigurante San Rocco, copia di un dipinto di Ludovico Carracci, e un’altra con la Sacra Famiglia e Santi firmata da Pietro Ercole Fava, Principe dell’Accademia Clementina.
